Tra tutti gli enigmi ce n'era uno che Sherlock non sarebbe mai riuscito a risolvere: Amelia.
Fine '800, Dedham, Essex. Amelia Hanchett è una giovane volitiva, anticonvenzionale, decisa a essere indipendente. Il padre e il fratello possiedono una ditta di importazioni dall'India e sono spesso a Londra, lei è cresciuta libera in un quadro di Coleridge, la Dedham Vale, leggendo voracemente e assorbendo dalle sue corrispondenti l'idea più rivoluzionaria della storia dell'umanità: le donne sono persone.
Conosce gli Holmes fin da ragazza. Sono i figli dello squire della zona e il minore studiava musica con suo fratello. Per un periodo è quasi sembrato che Amelia dovesse essere promessa al maggiore, Mycroft, ma nessuno dei due si è piegato alle insistenze delle rispettive famiglie. Amelia ha giurato che non si sposerà mai, proprio come il minore degli Holmes, Sherlock.
Ma hanno così tanto in comune, l'intelligenza brillante, l'eccentricità, la curiosità e lo sprezzo per le convenzioni. Così alla fine un matrimonio si celebra, un matrimonio maldestro e riparatore, in ossequio alle norme sociali che entrambi disprezzano. Poi Sherlock torna alla professione che lui stesso ha inventato e sembra dimenticarsi di lei. Peggio, ne nega persino l'esistenza.
Ma come ha fatto il loro matrimonio a consumarsi così in fretta? Ad andare tanto male in così pochi anni?
Vanessa S. Riley si infila tra le righe del Canone holmesiano per scrivere un giallo senza cadaveri. Un'indagine sentimentale sulle rovine di un matrimonio, ma anche sulla questione femminile in un'epoca di mutamenti sociali così simili a quelli della società contemporanea. Un libro sul rapporto tra i generi e tutto il male - e il bene - che ne può scaturire.
Vanessa S. Riley è lo pseudonimo con cui Susanna Raule firma alcune delle sue opere. Con lo stesso nome ha già firmato "Il detective fantasma" (Fanucci)